I «buoni ingegni della patria»
Memorie serie II vol.VI (2002)
L'Accademia, la cultura e la città nelle biografie di alcuni agiati tra Settecento e Novecento
a cura di Marcello Bonazza
Memorie dell'Accademia Roveretana degli Agiati
ser.II vol.VI
Atti del ciclo di conferenze
Una gallerie di ritratti. L'Accademia Roveretana degli Agiati
nell'opera di alcuni soci
1ª sessione: Rovereto, 16 marzo – 11 maggio 2000
2ª sessione: Rovereto, 15 marzo – 10 maggio 2001
In questo volume si presentano gli atti del ciclo di conferenze intitolato
Una gallerie di ritratti. L'Accademia Roveretana degli Agiati nell'opera di alcuni soci, presentato al pubblico in due tornate tra il 2000 e il 2001.
In quindici profili biografici di accademici agiati emerge, senza soluzione di continuità, l'immagine di un ceto intellettuale plasmato da un profondo senso di appartenenza alla città e consapevole della responsabilità della cultura nella costruzione di un'identità e di un ruolo per la piccola patria.
Per questo ceto intellettuale l'Accademia degli Agiati costituisce da sempre non solo un punto di riferimento, ma un vero e proprio catalizzatore di energie, oltre che un imprescindibile deposito di memoria.
Nulla di diverso, peraltro, auspicava il fondatore del sodalizio, Giuseppe Valeriano Vannetti, quando richiamava come prima e fondamentale responsabilità degli Agiati quella di «risvegliare sull'esempio loro altri buoni ingegni ancora in patria».
A Vannetti, al suo ideale di cultura e di società colta, è volutamente dedicato il primo saggio. Seguono, in ordine cronologico ma con esemplare continuità tematica, i profili di Amedeo Svaier, il mercante tedesco di Venezia che degli Agiati costituì il perfetto pendant ideologico e operativo, e di Giovanni Battista Todeschi, l'apparato intellettuale che osserva e commenta il tramonto dell'antico regime e le contraddittorie novità del periodo rivoluzionario.
Al limitare del secolo incontriamo un protagonista del giacobinismo trentino come Francesco Filos, che dell'Accademia fa la sede di una serena rivalutazione delle vicende passate, e lo «speziale filantropo» Pietro Cristofori, fautore e diffusore di una scienza rivolta al benessere del popolo. Quindi, due protagonisti della cultura della Restaurazione e dell'intenso Quarantotto roveretano e trentino come Francesco Antonio Marsilli e Giovanni Bertanza. Infine, in rappresentanza della fase più acutamente rosminiana della storia accademica, l'arciprete roveretano e presidente degli Agiati, Andrea Strosio.
Già novecenteschi, per cultura e prospettive, sono il medico Guido di Probizer e il colto funzionario Carlo Teodoro Postinger, dirigenti e animatori dell'Accademia irredentista. Ad essi si affiancano un'esponente del movimento cattolico come Antonietta Giacomelli, il liberale Gustavo Chiesa e il socialista Antonio Piscel, ognuno acuto osservatore e interprete delle nuove sfide della politica e della cultura. CCICINANDOSI A GIORNI NOSTRI, I PROFILI DELL'ARCHITETTO Giovanni Tiella e del Professor Ferruccio Trentini gettano luce sull'apporto di nuove categorie professionali alla vita culturale dell'Accademia e della città.