Le reti della diplomazia. Arte, antiquaria e politica nella corrispondenza di Alessandro Albani
Saluto di Armando Tomasi
Direttore dell'Ufficio Beni archivistici, librari e Archivio provinciale
Introduce Stefano Ferrari
Presidente dell’Accademia degli Agiati
Ne discutono con l'autore
Elisabeth Garms-Cornides
Accademia degli Agiati
Gernot Mayer
Kunsthistorisches Institut der Universität Bonn
Il cardinale Alessandro Albani (1692-1779) è una figura particolarmente nota tra gli storici dell’arte. Collezionista vorace, commissionò la costruzione e la decorazione di Villa Albani a Roma, lungo l’antica via Salaria, allestendovi le proprie raccolte di scultura romana, e si circondò di intellettuali e artisti che condividevano con lui la passione per l’antichità. Fu il principale protettore romano di Johann Joachim Winckelmann, stabilendo con lui un rapporto di stima reciproca e di piena sintonia intellettuale.
Nipote di papa Clemente XI, Alessandro non fu però interessato solo all’arte e agli studi antiquari. Nel corso della sua lunga esistenza ricoprì prestigiosi incarichi diplomatici che gli permisero di strutturare un’imponente rete di contatti estesa all’intera Europa.
La ricerca qui pubblicata ha cercato di ricostruire proprio quest’aspetto della biografia del cardinale, partendo da uno studio delle corpose fonti documentarie (quasi interamente conservate a Vienna). Di particolare importanza è stato lo studio dei corposi scambi epistolari che il porporato intrattenne dal 1740 alla morte.
Ampio spazio è stato riservato al rapporto tra Albani e la corte imperiale di Vienna, che servì per alcuni decenni nel suo ruolo di cardinale protettore dell’Impero e di ambasciatore asburgico a Roma. Principi e artisti, ecclesiastici e militari provenienti dai territori asburgici e dal mondo germanico trovarono nel cardinale un punto di riferimento, anche nei più difficili momenti della Guerra di successione austriaca.
Un ruolo analogo fu ricoperto da Albani anche per i Savoia, dei quali curò a lungo gli interessi a Roma. Per i sovrani di Sardegna si prodigò nella ricerca di antichità e opere d’arte da destinare alle residenze torinesi.
Infine, si è osservato il prolungato rapporto con il mondo inglese, aperto sia a un deciso sostegno alle rivendicazioni della dinastia cattolica degli Stuart, ormai stabilmente residente a Roma, sia a un altrettanto generoso appoggio ai numerosi viaggiatori che dalle isole britanniche muovevano verso l’Italia per compiere i loro viaggi di formazione.
Lo studio che si è compiuto ha cercato di definire il ruolo politico e culturale di Albani, centrale nel panorama artistico della Roma settecentesca e in costante comunicazione con il resto d’Europa.
Matteo Borchia si è laureato all'Università di Roma "La Sapienza" con una tesi su Giovanni Cristofano Amaduzzi e i suoi rapporti con l’ambiente artistico romano della seconda metà del Settecento. Nel corso del dottorato, ha svolto una tesi sugli agenti delle corti tedesche attivi a Roma nel XVIII secolo, analizzandone soprattutto il ruolo di mediatori artistici e culturali. È membro del comitato di redazione della rivista “Studi sul Settecento Romano”.